Questo è il secondo di una serie di articoli sulle Virtual Desktop Infrastructures (qui il primo).
Questo post è il risultato di alcune considerazioni che sono emerse nel tempo e spero che aiuti il lettore a farsi una idea più chiara sul VDI per ipotizzare quali possano essere i ”Return of investment” e “Total Cost of Ownership” di una soluzione di questo tipo.
alcuni prerequisiti
L’architettura di contorno al VDI è fondamentale. Senza una infrastruttura integrata e all’altezza della situazione i vantaggi che si ottengono diminuiscono sensibilmente perchè aumenta il tempo necessario per il management dei PC virtuali.
Active Directory. E’ una condizione fondamentale per poter automatizzare molte funzioni del VDI soprattutto lato management. Il software che si occupa del management dei PC virtuali ne fa largo uso per individuare gli utenti, associarli al giusto PC, fare auto/self provisioning, e così via. Per quanto il VDI possa stare in piedi anche senza un adeguato supporto di AD è vero anche che, se i numeri in gioco sono importanti, la gestione del tutto potrebbe facilmente rivelarsi complicata e lenta.
File server o NAS. I PC virtuali non dovrebbero avere dati “locali” per quanto possibile ma tutto dovrebbe essere concentrato sulla rete. Questo approccio, già fortemente consigliato in ambienti tradizionali, diventa ancora più vantaggioso in un ambiente VDI. Più il PC virtuale rimane “data less” più sarà sostituibile e aggiornabile con un basso impatto per tutti. Ancora una volta ci viene incontro AD in questo con la possibilità di mantenere i profili degli utenti in un server centralizzato.
le componenti fondamentali nel backend
Lo storage. Per quanto spesso sottovalutato, lo storage è fondamentale in un progetto di questo tipo. I PC virtualizzati, presi uno per uno, non occupano uno spazio eccessivo e non generano molte IOPS ma, se li prendo tutti insieme, le cose cambiano radicalmente. Tanto per fare un esempio: basta pensare al caso in cui molti o, peggio, tutti i PC fanno boot contemporaneamente! In questa circostanza si crea quello che, in gergo, viene definito “boot storm”. O ancora: quanto spazio occupa realmente un PC? 20/30 GB? moltiplicalo per il numero dei tuoi PC e trovi lo spazio che ti serve sul tuo storage! Ecco perchè lo storage è fondamentale. E’ necessario dotarsi di uno storage che possa essere configurato per supportare questo tipo di problematiche e risolverle con l’intelligenza e non con la forza bruta: a mettere dischi in una scatola stupida siamo capaci tutti ma i costi schizzerebbero troppo in alto. Tecnologie quali la Deduplication, dischi SSD in cui concentrare il carico e snapshot sono solo alcune delle caratteristiche che deve avere uno storage per il VDI. Un aspetto che ha grande importanza è anche l’integrazione con l’hypervisor e il software di VDI: infatti questa integrazione può portare innumerevoli vantaggi pratici e garantire risparmi sicuri per quanto riguarda il managment e la sicurezza di usare le features descritte in precedenza.
I server. Concentrando molti PC in un singolo server (da 40 in su, in alcuni casi più di 100) è necessario dotarsi di server affidabili (e questo nel 2010 non dovrebbe essere un problema) ma, soprattuto, in grado di ospitare molta RAM ed avere grandi capacità di IO. Normalmente la scelta ricade sempre su server biprocessore anche per ovvi motivi di costo e disponibilità generale dell’intero sistema (soprattuto intel, per il miglior rapporto potenza di calcolo/rack unit). E’ altrettanto ovvio che le blade di molti fornitori non sono in grado di sopportare adeguatamente il tipo di configurazioni richieste e, alla fine, il vantaggio teorico di un sistema blade svanisce o si attenua sensibilmente.
Ci sarebbe un terzo punto qui: il networking. Ma che ho tralasciato volutamente perchè do per scontato che, portando i PC dalla periferia al Datacenter, sia abbia a disposizione dell’adeguata infrastruttura di networking.
la differenza la fa il software
I componenti software che fanno parte dello stack VDI sono essenzialmente tre: Hypervisor, software di management VDI e windows.
Hypervisor. Per quanto qualcuno potrebbe dire il contrario, al momento, le alternative per fare VDI sono solo due: VMware vSphere e Citrix Xenserver. Il resto si può dividere in due classi di prodotto: immaturi e morenti. Rimanendo sui due che la fanno da padroni la mia scelta (personale) va a VMware motivi molto semplici: una architettura migliore, un miglior supporto dai vendor, tecnologicamente più avanzato ed efficiente di Xen (tutti motivi comunque che potrebbero essere oggetto di discussione con uno che vende Citrix). In realtà, spesso, la scelta è molto più dettata da questioni pratiche: la quasi totalità delle installazioni di carattere aziendale sono su piattaforma VMware, estendere questa piattaforma al VDI è molto più semplice che farne una nuova (questo vale anche per i clienti Citrix, anche se sono molti di meno).
Il software di management per il VDI. Anche se teoricamente alcuni software di management VDI possono interfacciarsi con diversi hypervisor è sicuramente vero anche che danno il meglio quando lavorano in coppia con il proprio fratello. Il software di management del VDI è il collante fra tutte le componenti (fisiche e virtuali) in gioco, passà tutto da qui. E’ ovvio quindi che deve essere valutato con cura per le esigenze dell’azienda e deve essere un componente molto robusto. Molti dei risparmi in termini di management di tutta l’infrastruttura VDI avvengono proprio attraverso le funzionalità messe a disposizione da questo software.
Windows. Già perchè non c’è dubbio che al 99% anche i PC virtualizzati in azienda useranno windows. Certo, qualcuno che ancora proverà a fare qualche esperimento con Linux lo troveremo, ma la strada è segnata. Pensando di virtualizzare Windows c’è da pensare al costo delle licenze del sistema operativo e non è sempre tutto così semplice. Prima di tutto è bene sapere che non si può recuperare alcuna licenza OEM (quella che hai comprato con i PC fisici), la sottovalutazione di questo aspetto può creare non pochi problemi. Esistono diverse vie per regolare l’acquisto di licenze ma il modo migliore è quello di avere un contratto con Microsoft del tipo assurance. Ultimamente, da quando anche microsoft ha iniziato a occuparsi più attivamente di VDI, esistono alcune “agevolazioni” proprio per gli ambienti VDI.
Per ora è tutto qui. nel prossimo articolo mi occuperò di descrivere i thin client, i protocolli, la sicurezza.
Commentare non è mai facile, ma diventa banale per un articolo così ben scritto… le chiarezza d espressione, la sintesi in alcune parti e l ampia analisi lo rendono appetibile per qualsiasi visitatore avvezzo o meno al mondo IT, tornerò tornerò ed ancora tornerò a leggerti…. complimenti .
Grazie per il complimento!