A Giugno ho conosciuto Storpool. Questa startup Europea, una volta tanto, sta sviluppando un prodotto per sfruttare lo storage locale dei server Linux e condividerlo in un pool di risorse condiviso in rete. Un concetto abbastanza sfruttato ma un paio di aspetti particolari fanno di questa implementazione qualche cosa di nuovo e diverso.
Storpool
L’azienda, nata in Bulgaria, è ancora nella sua prima fase di vita e il prodotto è attualmente in uso da un piccolo gruppo di service provider che lo sta testando per fornire servizi IaaS. I suoi fondatori vengono dall’HPC e hanno quindi pensato un prodotto che non ha limiti ne di scalabilità ne di prestazioni.
Come già anticipato, si tratta di uno storage distribuito (una soluzione solo software… o software-defined se preferite così ho anche usato la buzzword) che sfrutta lo storage locale dei server in rete (sia SSD che HDD) e lo mette a disposizione di tutti i server Linux del cluster sotto forma di device a blocchi.
L’architettura prevede che tutte le IO vengano distribuite fra i nodi, eliminando quindi la località del dato (con tutti i suoi vantaggi e svantaggi), e i volumi possono essere ricavati sia da dischi SSD che HDD (ma non esiste un meccanismo di tiering o caching di alcun tipo).
Il prodotto è abbastanza leggero (utilizza due core per server) ma, allo stesso tempo, non sono ancora state implementate tecniche di deduplica e compressione.
Il costo, dai primi calcoli fatti durante l’incontro sembra comunque molto conveniente, soprattutto per quel tipo di provider che devono fare tante VM ed avere un rapporto €/VM molto basso.
L’esistenza di una CLI per fare ogni tipo di operazione implica la possibilità di poterlo integrare praticamente ovunque, anche se oggi non sono ancora state sviluppate integrazioni con sistemi come, ad esempio, Openstack.
Immaturo, ma…
Il prodotto è ancora immaturo, su questo non c’è dubbio. Dall’altro lato però quello che questa azienda sta facendo è interessante e le prossime versioni saranno sicuramente più ricche di funzionalità. Infatti, per come è disegnato il prodotto, molte funzionalità sofisticate possono essere implementate in modo relativamente semplice, probabilmente è una questione di tempo e di domanda dal mercato.
Le prestazioni, in ogni caso, sono già molto interessanti anche se l’uso degli SSD è ancora limitato a volumi All-Flash.
Si può richiedere il prodotto per una demo gratuita e,se uno ha un lab Linux per fare questo tipo di test, è facile sia da installare che da configurare.
Nota finale
Queste aziende sono sempre interessanti da conoscere. Da una parte perché portano altre soluzioni ad un mercato in forte espansione (iper-convergenza e software-defined storage… argomenti che, fra l’altro, tratterremo proprio al prossimo Juku unplugged di Settembre 😉 ) e poi è interessante perché vogliono indirizzare mercati diversi da quelli normalmente seguiti dai altri vendor con soluzioni spesso interessanti per usi specifici.
Disclaimer: Sono stato invitato a questo meeting da Condor Consulting Group e loro hanno pagato per il viaggio e l’alloggio. Non sono stato ricompensato in alcun modo per il mio tempo e non sono in obbligo di scrivere articoli. In ogni caso, i contenuti di questi articoli non sono concordati, rivisti o approvati dalle aziende menzionate o da altri al di fuori del team di juku.