Oggi posso finalmente pubblicare la versione Italiana di un report che ho scritto alla fine del 2013 per HP. Si tratta di “Down to earth report:
Una infrastruttura hyper-converged per tutti da HP” (qui la versione in lingua Inglese).
Il documento da delle indicazioni pratiche e chiare su come costruire una soluzione 100% scale-out e hyper-converged per il mercato della piccola media impresa e quali prestazioni aspettarsi.
Da un lato c’è quello di soddisfare le esigenze degli utenti finali (semplicità, riduzione dei costi, prestazioni e scalabilità), mentre dall’altro si cerca di dare un oggetto facile da vendere per il VAR e con risultati garantiti.
Mi permetto quindi di aggiungere l’executive summary del report per darvi un’idea più dettagliata sui contenuti e vi invito comunque a scaricarlo ed inviarmi eventuali commenti! 😉
Executive Summary
Gli utenti finali, di ogni tipo, sono alla continua ricerca di soluzioni che possano ridurre la complessità e abbassare il TCO (Total Cost of Ownership) delle loro infrastrutture. Specialmente nella PMI, dove le risorse sono solitamente limitate e gli skill non sono sviluppati al meglio, c’è molta attenzione a questo tipo di problemi.
Oggi, la maggior parte delle infrastrutture sono virtualizzate, basate su server industry standard x86 e reti Ethernet. I costi più importanti di queste infrastrutture, sia in termini di TCA (Total Cost of Acquisition – Spesa Totale di Acquisto) che di TCO (Total Cost Of Ownership – che include anche tutte le spese che si calcolano durante il ciclo di vita delle apparecchiature), si registrano nella parte di data storage. Infatti, è facile scoprire che spesso circa il 50% del costo di una infrastruttura virtualizzata risiede nella parte di storage tradizionale, sia essa NAS o SAN.
Questo report mostra una soluzione, completamente disegnata su componenti industry standard e software HP, che permette di realizzare una soluzione totalmente scale-out senza la necessità di uno storage condiviso tradizionale. In breve: una infrastruttura hyper-converged. La soluzione di cui stiamo per parlare ha tutte le caratteristiche che ci si vogliono normalmente indirizzare: TCO, facilità d’uso, scalabilità, efficienza, con un approccio open e un prezzo basso. Il grande risparmio deriva proprio dalla virtualizzazione dei dischi interni presenti sugli stessi server x86 che fanno girare l’hypervisor, presentandoli come una SAN virtuale alle VM.
Un altro vantaggio è che questo stack proviene da un singolo vendor, garantendo quindi un accesso al servizio di assistenza in modo end-to-end.
Il modello scale-out presentato nelle prossime pagine può avere un impatto importante per l’utente finale ma anche per il rivenditore della soluzione: ogni nodo porta con se un preciso quantitativo di risorse (CPU, RAM, spazio disco e IOPS) e quindi anche un costo ben conosciuto. Aggiungere un quantitativo preciso di VM è solo questione di acquistare uno o più nodi e collegarli all’infrastruttura esistente.
L’obiettivo primario di questo documento è quello di presentare un disegno di riferimento, la sua potenziale scalabilità e un benchmark standard per spiegare il suo posizionamento.
Disclaimer:HP è cliente di Juku consulting srl. Il documento oggetto di questo articolo è stato commissionato da HP.
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