La settimana scorsa sono stato allo Storage Field Day 7, un evento di tre giorni riservato ai blogger dove si ha l’opportunità di incontrare una serie di startup (in questo caso tutte al mondo dello storage). Le idee che vengono da questi incontri sono così tante che, di solito, mi ci vogliono dei giorni per poterle mettere tutte insieme e riorganizzarle. Le diverse sessioni si susseguono ad una velocità impressionante, e hai continuamente la possibilità di fare incontri elettrizzanti.
A volte è incredibile quanto queste aziende abbiamo una visione futuristica, altre ti chiedi come abbiamo fatto a mettere insieme prodotti che non hanno un senso pratico che sia uno… Poi, come al solito idee, soldi, fortuna e capacità di esecuzione sono tutti ingredienti per la formula del successo. Formula che, in ogni caso, è conosciuta a pochi… e ancora meno sono quelli in grado di ripeterla più volte. Il tutto è comunque, sempre, affascinante.
Tutto entusiasmante, fin quando non torni a casa e ti rendi conto che l’Italia è molto lontana dalla Silicon Valley… e di solito, in questi lunedì, vivo sempre un momento di depressione. (ma poi passa 😉 )
Idee e progetti
Io vado spesso in US, non solo per questi eventi ma anche perché nell’ultimo anno molta della mia attività professionale si è spostata all’estero. Infatti, chi legge Juku.it, avrà notato che viaggio molto, scrivo sempre meno in Italiano e i contenuti in Inglese stanno crescendo ad un ritmo sempre più alto (il mio invito è quindi quello di guardare sempre entrambe le pagine!). Questo è il miglior modo per poter avere un confronto serrato e quindi crescere professionalmente ma, ammetto, anche quello di ottenere maggiore visibilità. Mi spiace non poter essere altrettanto attivo sui due fronti ma, anche guardando le statistiche del mio blog, non è possibile fare altrimenti.
In ogni caso cerco di tenermi attivo anche sul fronte Italiano, magari con iniziative diverse. I Juku unplugged sono un esempio (il prossimo sarà il 26/3 a Roma con Pure Storage), sto anche iniziando a registrare una rubrica per il podcast di Achab e cerco di portare le mie idee quando sono invitato da vendor e utenti a parlare ai loro eventi (il prossimo sarà con i rivenditori di Syneto ad Aprile).
In ogni caso il mio primo obiettivo è sempre quello di sfruttare quello che imparo la, da tante fonti, e poter fornire consulenze che possano fare la differenza anche qui in Italia.
All’estero, nel mio caso specifico almeno, le opportunità sono decisamente maggiori e questo mi da la possibilità di sviluppare il mio business ma anche di fare cose nuove ogni giorno. In Italia, spero nella ripresa degli investimenti e anche che la mia attività di evangelizzazione possa contribuire, se non a pagare le mie bollette, quantomeno a portare idee nuove in un mercato molto in difficoltà. E’ un mercato difficilissimo al momento, e non mi stupisco più quando le startup con cui lavoro non lo considerano come strategico per i loro piani di espansione in Europa.
Quest’anno, ad esempio, è la prima volta che organizzo un evento all’estero (TECH.unplugged) e sono rimasto sbalordito dal successo che sta riscontrando in termini di interesse sia dal punto di vista degli utenti che di quello dei vendor. Io, nel mio piccolo, non mi scoraggio e continuo a fare eventi di evangelizzazione (formazione ed educazione) anche in Italia.
Sono particolarmente grato quindi a quei vendor che stanno investendo con me e che continuano a credere nell’Italia.
Crescere per investire
Uno dei problemi più gravi che vedo in Italia è la scarsa cultura IT. L’IT, come la maggior parte dei settori, è stanco e poco attento all’innovazione. La scarsità di denaro è spesso una scusa, in molti casi è la mancanza di entusiasmo a limitare l’innovazione.
Certo la capacità di investire, in termini monetari, è fondamentale ma se non sai cosa vuoi o peggio, non sai e basta, allora ogni investimento diventa più difficile, si tende a rallentarlo perché non se ne possono valutare i benefici e la paura di fare errori blocca tutto!
In media, il manger IT delle aziende Italiane non è aggiornato/formato a dovere ed ha un’età avanzata (nelle aziende più piccole è spesso prestato da altri settori) e la maggior parte delle volte l’obiettivo primario è più quello di mantenere la posizione che quello di crescere (sia personalmente che aziendalmente). Intendiamoci, è un male comune a tutte quelle aziende dove l’anzianità è preferita alla meritocrazia ma nell’IT, dove la necessità di mantenersi aggiornati è praticamente quotidiana, questo è ancora più vero e frustrante.
Il primo passo per poter scatenare nuovi progetti non è mai il denaro, è la conoscenza. Nella maggior parte dei casi, le aziende Italiane non investono abbastanza in conoscenza e non capiscono quanto sia importante far crescere le proprie persone. Ovviamente, lo stesso vale per i singoli, chi non è capace di crescere ed investire personalmente nel proprio lavoro con passione ha poche possibilità di successo.
Internet permette a tutti di avere accesso ad un numero praticamente illimitato di risorse. Alcune gratuite, altre a pagamento. E’ solo questione di quanto tempo si vuole dedicare alla crescita.
Il tempo é tutto ed ogni azienda dovrebbe concedere un po’ di tempo ai propri dipendenti per crescere, sempre che questi siano in grado di aggiungerne dell’altro ricavato da altre fonti. L’investimento deve essere comune.
Investire per crescere
Infatti, sono convinto che se l’azienda crea cultura sarà in grado di portare a se persone assetate di conoscenza. A quel punto si spezza il famoso problema del “non investo in persone che poi se ne andranno”…
E’ vero l’esatto contrario, le persone valide se ne vanno da ambienti che non le valorizzano, soprattutto se gli investimenti di cultura sono solo da una parte e i vantaggi (a volte sfruttamento) dall’altra.
Ad esempio, se un rivenditore diventa un hub di cultura (cultura informatica nel nostro caso), questo diventerà sempre piú centro di gravità, ed anche se perderà un tecnico qualificato sarà in grado di portarne a se altri, facilmente. Questo vale, nella stessa misura, per tutti i settori delle aziende (compreso l’IT).
Crescere per innovare
L’esperiena e la conoscenza portano consapevolezza e questo innesca un ciclo virtuoso che porta innovazione. Si sa, spesso la paura di cambiare è data proprio dall’ignoranza, ma se questa viene eliminata si ha una visione più chiara, si capiscono meglio i bisogni, potendo così pensare al nuovo e la futuro con più fiducia.
L’innovazione è palese nella Silicon Valley perché c’è cultura e c’è uno spirito comune legato all volontà di crescita. Si, molte aziende sono in competizione fra di loro ma la conoscenza e la condivisione di informazioni è diffusa e la voglia di investire in idee nuove è altrettanto evidente.
Nota finale
Sono anni che sostengo le idee che ho riportato qui per l’ennesima volta… e continuerò a farlo finché qualcuno continuerà a leggere questo blog.
L’Italia è un paese stanco che ha una classe dirigente molto più dedicata a mantenere la posizione che a guardare avanti, però so che se si continua a rompere le scatole magari qualche cosa succede…
Il mio appello, come al solito, va prima di tutto ai giovani. So che non è facile ma continuare ad investire tempo in formazione ed aggiornamento è fondamentale. Studiare nuove tecnologie e applicazioni apre la mente, innesca nuove idee e, con il tempo, porta nuove opportunità. Non fermatevi!
E poi anche per chi gestisce l’IT nelle aziende, guardatevi intorno e informatevi di più, è ora che iniziate a rischiare ed ad innovare all’interno delle vostre aziende… se non lo fate voi, lo faranno i vostri utenti e voi diventerete sempre più secondari, inutili!
Il prossimo 26/3 sarò a Roma e parlerò di All-Flash storage e nuove funzionalità di Vmware vSphere 6 con Pure Storage e VMware, se volete parteciapre ci sono ancora qualche posto disponibile, qui il link all’evento.
Concordo con quello che dici ma sul tema Italia Vs Silicon Valley lasciami dire che i “normali” siamo noi (se per “normale” si intende una media mondiale sulla propensione al progresso IT).
Quei 100Km quadrati non sono rappresentativi di come debba essere l’IT. In quei 100Km quadrati si “produce niente” e si ricavano decine o centinaia di milioni di dollari da VC che investono per avere un ritorno sul niente.
Spero solo che sta bolla non scoppi troppo presto perche’ ho ancora un po’ di azioni da vendere 🙂
Nel resto del pianeta c’e’ un mondo magari un po’ piu’ noioso ma che genera 4 trilioni di dollari spesa per “cose che servono”.
Leggevo su twitter una cosa che racchiude una grande verita’ secondo me (ancora piu’ deprimente di quella che vivi tu i Lunedi’ quando rientri): “60 anni fa gli ingegneri lavoravano per mandare l’uomo sulla luna, oggi gli ingegneri lavorano per far fare piu’ hit su pagine web”.
C’e’ una grande tristezza in tutto cio’, secondo me.
Ciao e buon lavoro.
Massimo,
grazie per il commento.
Non vorrei essere stato frainteso e concordo con la maggior parte di quello che dici.
Il problema che noto io non è legato a quanto sia “figa” la Silicon Valley rispetto all’IT medio in Europa. Quello che volevo far notare è il fatto che in Italia il ciclo formazione-cultura-crescita-innovazione è pressoché fermo, mentre in altri paesi europei è tutto molto più attivo e molte aziende sono più pronte ad adottare nuove tecnologie e metodologie prima che da noi. Le aziende con cui lavoro all’estero (sopratutto storage vendor) investono molto prima e di più in atri paesi UE prima di sbarcare da noi… per quanto dovremmo essere uno dei più grandi paesi d’Europa, nelle statistiche di molti siamo considerati “resto d’Europa” dopo UK, Germania, Francia, Paesi bassi e speso anche Spagna…
Poi non è vero che gli ingegneri sono tutti li per farti fare più click. Mi sembra che la ricerca stia facendo passi fa gigante e che qualcuno stia lavorando per far atterrare i missili su piattaforme galleggianti in mezzo all’oceano. Forse è che siamo cos’ì immersi nella tecnologia che diamo troppe cose per scontato…
Concordo. Quello che volevo dire io e’ che c’e’ molto meno delta tra noi e il resto del mondo rispetto al delta tra il resto del mondo e la Silicon Valley. Gli altri sono piu’ “attivi” va bene ma anche all’estero si vedono robe da mani nei capelli (o latte alle ginocchia).
Grazie Enrico e Massimo per gli ottimi spunti di riflessione.
personalmente vedo nel vostro lavoro una fonte di conoscenza fondamentale per arricchire le nostre menti e per questo vi ringrazio!
Sicuramente la questione legata alla formazione IT é primaria, uno scoglio difficile da superare per buona parte dei colleghi e non solo IT.
Il grosso problema che vedo è nella dirigenza delle nostre aziende, purtroppo ancora troppo legata alla “produzione” piuttosto che alla qualità del lavoro. Quando vedi che la meritocrazia quasi non esiste, un pò di scoraggiamento ti viene… Per fortuna rimane la passione per le cose che facciamo e la voglia di innovare a mantenere alto il morale!
Un appunto sulla questione post in italiano/inglese: capisco che per molti blogger la visibilità oltre il Bel Paese sia importante (non lo nego) e che la questione della lingua possa sembrare secondaria, ma è anche vero che se la vostra presenza silenziosamente viene meno, sarà sempre più duro per voi “evangelizzare il popolo” e questo si tradurrà nell’ulteriore impoverimento culturale dei nostri colleghi IT. Non lamentiamoci poi se le aziende estere non investono in Italia…
Ogni tanto ricordiamoci da dove veniamo e che essere Italiani è sempre fonte di orgoglio! 🙂
Ciao e continuate con l’ottimo lavoro
Gabriele
Gabriele, Grazie mille per il commento è i complimenti! CiaoE