Questo articolo fa parte di una serie di post sulle virtual desktop intrastructures (VDI).

Negli articoli precedenti (qui, qui e qui) avevo affrontato i temi legati al perchè del VDI, ai requisiti, le componenti in gioco e la sicurezza.

Questo post è il risultato di alcune considerazioni che sono emerse nel tempo e spero che aiuti il lettore a farsi una idea più chiara sul VDI per ipotizzare quali possano essere i  ”Return of investment” e “Total Cost of Ownership” di una soluzione di questo tipo.

l’importanza dell’esperienza d’uso degli utenti

Uno dei fattori di maggior successo dei progetti VDI riguarda l’esperienza degli utenti. Il VDI, normalmente, non viene rilasciato in modo massivo all’interno dell’azienda e quindi c’è un periodo (spesso lungo) di interregno fra l’era dei PC e quella del VDI. Gli utenti VDI devono essere particolarmente soddisfatti dal punto di vista delle prestazioni, della qualità generale del servizio (soprattutto riguardo all’assistenza) e diventare loro i principali sostenitori di questo cambiamento. Togliere un PC ad un utente non è sempre facile, spesso ci si trova davanti a resistenze inaspettate che possono rallentare l’adozione della nuova piattaforma con costi e ritardi difficilmente giustificabili. Nel tempo ho assistito a scene incredibili (soprattutto in ambienti molto politicizzati/sindacalizzati) dove spesso si confondeva lo strumento messo a disposizione dall’azienda (pubblica o privata) con un beneficio personale e un “diritto” inalienabile (su cui magari copiare file personali o peggio). Prima di partire con il progetto VDI è bene far capire bene agli utenti i grandi vantaggi che trarranno dal VDI (più spazio sulla scrivania, meno rumore, più performance, più sicurezza, ecc, ecc).

il clean dektop

Un beneficio del VDI, spesso sottovalutato, è la possibilità di creare quello che si chiama “clean desktop”. Alcune architetture VDI permettono di mantenere le sessioni sempre attive (comprese le applicaizoni che girano) dando la possibilità agli utenti di avere una grande mobilità aziendale senza doversi preoccupare della scrivania su cui stanno. Questa funzionalità è molto utile in tutti quegli ambienti a grande rotazione come, ad esempio, i call center dove centinaia di operatori possono cambiare scrivanie, PC e telefoni ad ogni turno e ritrovare il loro lavoro così come lo avevano lasciato.

gli utenti mobili

Le architetture VDI delle prime generazioni avevano poco a che fare con gli utenti mobili (soprattutto quelli con i portatili e con poca connettività) ma le cose sono cambiate molto e velocemente. Ora le opzioni sono fra le più disparate e vanno dalla possibilità di abilitare le sessioni via web browser a client VDI nativi per i tablet, passando per situazioni ibride. Fra queste, una che a me piace molto, è la possibilità di copiare il PC virtuale sul proprio portatile, usarlo quando si è in viaggio e sincronizzarlo all’indietro al ritorno in ufficio.

il cloud PC

Ogni giorno parliamo di cloud e… vuoi non finire un articolo sulla virtualizzazione parlando di cloud???!!! 🙂

Lo sviluppo a cui stiamo assistendo sulle funzionalità legate alla mobilità è molto interessante e già  qualcuno inizia a parlare di fornire il “PC as a Service”! Si tratta in pratica di un VDI pubblico a cui poter accedere attraverso un browser e pagare solo per il tempo di reale utilizzo del PC e del software in esso incluso. L’idea è brillante e teoricamente fattibile (come tutta la teoria del cloud) ma in pratica siamo ancora lontani sia dal punto di vista tecnico che da quello commerciale. Non so se il Cloud PC attecchirà mai, ma l’idea è sicuramente molto interessante e forse, fra qualche anno, potrebbe anche diventare una delle tante opzioni… sempre che esistano ancora i PC.