Qualche giorno fa, dopo aver pubblicato l’articolo sullo storage e vmware, ho avuto il piacere di fare due chiacchiere con Ajeet Singh (co-fondatore e Chief product officier di Nutanix).
Nutanix è una startup nata nel 2009 in Silicon Valley che ha appena lanciato sul mercato un prodotto potenzialmente distruttivo per realizzare infrastrutture virtualizzate.

L’idea

Tutto parte dallo storage e dalle esperienze dei suoi fondatori: ad esempio, Mohit Aron (CTO) è stato fra quelli che ha disegnato e sviluppato GFS in Google. Infatti, come è noto, il problema più grosso di una infrastruttura virtualizzata è lo storage:il TCO non è mai da sottovalutare!
In pratica l’obiettivo di Nutanix è quello di eliminare lo storage condiviso (sia esso SAN o NAS) per abbatterne il costo ottenendo nel contempo una struttura particolarmente scalabile. 

In pratica

L’architettura Nutanix è semplice e geniale. Ogni nodo è un server che contiene 2 CPU intel Xeon dell’ultima generazione,  RAM (da un minimo di 48GB fino a 192GB), una scheda Fusion-IO da 320GB, un SSD da 300GB e 5 HD SAS da 1TB/7.200RPM, 2 porte 1GBe. e una 10GBe. In pratica ogni nodo è un classico server x86 con in più dello storage locale. I singoli nodi vengono ospitati in chassis di 2Rack unit chiamati block, ogni block può quindi contenere fino a 4 nodi!
Basta fare due conti per scoprire che un block completo può ospitare 8 CPU (48 core), 768GB di RAM e oltre 20TB di storage SATA e Flash: una infrastruttura di tutto rispetto.

Come funziona

Per ora è supportato solo VMware (in futuro, in funzione delle richieste del mercato, altri hypervisor). All’interno di ogni nodo del cluster esiste una “controller VM” che si occupa di gestire lo storage locale e di replicare i dati fra le altre VM (un po come funziona il VSA di VMware), per cui l’idea di suo non è tutta questa novità ma il grosso vantaggio è l’implementazione. 
La “controller VM di nutanix” implementa un filesystem distribuito di tipo scale-out (senza necessità di avere, come accade spesso in questo tipo di architetture, un nodo master per la gestione dei metadati) in cui vengono ospitati i datastore (visibili alle altre VM come LUN iSCSI), su questi oggetti sono attivi dei meccanismi di automated tiering e snapshot evoluti (tanto evoluti, a detta di nutanix, da non far rimpiangere storage quali NetApp o EMC).
Alla fine, dal punto di vista del sysadmin VMware le differenze sono praticamente nulle, il sistema ha una sua console di gestione integrato con vCenter (che però non ho avuto modo di vedere) e l’operatività dovrebbe essere semplice e intuitiva.

I vantaggi

Il primo vantaggio è sicuramente quello di poter abbattere il TCO dello storage al quale si aggiungono i sensibili risparmi per spazio e corrente elettrica (2RU e un consumo elettrico decisamente ridotto rispetto a soluzioni tradizionali). Altri vantaggi da non trascurare sono la scalabilità dell’infrastruttura (praticamente illimitata secondo il produttore) e la semplicità d’uso di una soluzione totalmente integrata.

Gli svantaggi

Da un punto di vista puramente pratico lo storage per VMware, normalmente, è solo una parte di quello che si trova in azienda, quindi il rischio che vedo è quello di aggiungere un oggetto chiuso in se stesso che può diventare rigido nel provisioning.
Tecnicamente parlando invece, anche se i numeri presentati sono molto interessanti (ammetto anche che non ho riscontri pratici) ho paura che due 1GBe e un 10GBe possano essere poco in situazioni particolarmente critiche (anche dal punto di vista ridondanza, soprattutto visto che l’affidabilità dello storage è mantenuta con repliche via ethernet).
Ho anche un dubbio, tutto da verificare, che se il nodo non è sufficientemente configurabile (in termini di spazio disco) potrei trovarmi in situazioni scomode dove per espandere lo storage sono costretto a comprare altre CPU (e sappiamo tutti quanto costa comprare e mantenere delle CPU per VMware!). 
Il difetto più grave, al momento, è la mancanza di una soluzione per il DR: Infatti la replica dei dati fra i nodi, per ora, è stata pensata per la LAN… ho comunque inteso che stanno lavorando per avere un sistema di replica remota nelle future versioni del prodotto.

Nota finale

Il sistema nasce per la massima scalabilità e non è sicuramente una soluzione SMB, il kit minimo di partenza è formato da 3 nodi (65K$ di listino… sicuramente lo street price sarà sensibilmente più basso), ma i vantaggi che si possono ottenere in termini di TCO sono notevoli anche in installazioni medio/piccole.
Sono convinto che sentiremo parlare molto di soluzioni come quella proposta da Nutanix nel prossimo futuro.